Il ruolo degli interventi riabilitativi psicosociali nell’agire quotidiano degli utenti, del loro quadro clinico e nella prevenzione dei ricoveri.
S.R. Villa Agnetti – C.D. UOSM Cava – Vietri
Co – gestione Cooperativa sociale “La Fenice”
S.R. Villa Agnetti – C.D. UOSM Cava – Vietri
Co – gestione Cooperativa sociale “La Fenice”
Poster Epidemiologico
I° Classificato riunione nazionale SIEP (Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica)
I° Classificato riunione nazionale SIEP (Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica)
Nocera Inferiore 2005
Introduzione
Le strutture residenziali inaugurate a seguito della chiusura degli OO.PP. cominciano a non essere più “abitate” da pazienti ex OP, bensì da utenti provenienti dal territorio, come nella fattispecie di “Villa Agnetti”. Il problema attuale è che in esse non sempre muta il modus operandi con il pericolo di ri-proporre, in scala ridotta, quegli atteggiamenti di custodia ed asilari che caratterizzavano la vita all’interno dei manicomi, generando così nuove forme di istituzionalizzazione.
Il progetto iniziato nell’ottobre 2002, presso la UOSM Cava-Vietri, prevedeva invece il “mutamento” come elemento chiave dell’intervento. Si è cercato di modificare il lavoro puntando sulla qualità, sulla tipologia e sulla formazione degli operatori, avendo come obiettivo non l’assistenzialismo, ma la realizzazione di progetti individuali e di gruppo, miranti al miglioramento dell’autonomia e alla prevenzione dei ricoveri ospedalieri sia pubblici che privati.
Metodi
Utenti – Sono stati presi in considerazione nell’arco di 18 mesi 13 utenti, di cui 8 ospiti della S.R. “Villa Agnetti” e 5 utenti del C.D. della UOSM Cava – Vietri. Nove utenti sono di sesso maschile e quattro di sesso femminile. L’età media è di 35 anni (min. 20; max 44). Tutti affetti da patologia psicotica a decorso cronico (con diagnosi prevalente di schizofrenia).
Modalità d’intervento – Il lavoro è stato svolto principalmente in piccoli gruppi di 3 – 6 partecipanti ed hanno interessato lo Stato ed espressione di sé, la Re – integrazione sociale e la Sperimentazione lavorativa. Il primo asse d’intervento è stato condotto da un operatore sociale per gruppo (tec. riabilitazione e/o op. di comunità). Il secondo ed il terzo asse sono stati seguiti oltre che dall’operatore sociale anche dai maestri d’arte delle diverse attività forniti dalla cooperativa. I gruppi si presentano dotati di struttura stabile, con regole interne, eterocentrati e pronti ad esprimere la storia e l’esperienza collettiva in maniera flessibile. Sono due gli elementi cruciali all’interno del gruppo: il clima familiare e la dimensione gruppale. Il primo favorisce il senso di appartenenza, il bisogno di assumersi responsabilità (in base alle risorse individuali) e la nascita di un cammino; il secondo facilita il recupero delle capacità relazionali basate sulla tolleranza e condivisione di tempi e spazi.
Tematiche trattate e metodi utilizzati negli interventi socio riabilitativi.
Stato ed espressione di sé - Comprensione delle capacità del prendersi cura di se stessi ed esprimere tali abilità all’esterno. L’obiettivo è di andare al di là del proprio “corpo”, comprendere la gratificazione che ne deriva concentrando l’attenzione anche sulla sfera familiare, relazionale e sociale (condotta alimentare, pulizia personale, spazio di vita, soddisfazione per la propria immagine etc.).
Re – integrazione sociale - Promozione di capacità e competenze sociali tentando di non separare le conquiste nel mondo reale dai vissuti o dalle frustrazioni che i soggetti possono vivere (gestione strumenti sociali, relazioni col singolo, relazioni col gruppo, interessi sociali, soddisfazioni nei contatti con gli altri etc.).
Sperimentazione lavorativa - Promozione di laboratori come strumenti riabilitativi, al fine di produrre relazioni, saggiare abilità, valutare livelli di stress e ritmi personali e capacità di cooperare। Successiva trasformazione di tali laboratori in attività professionali con inserimenti in circuiti lavorativi protetti e non (quantità e qualità del tempo dedicato al lavoro, contatto con i colleghi e gli operatori, autonomia ed iniziativa etc।).
Strumenti utilizzati – In questo lavoro sono stati presi in considerazione due parametri: il VFG (Valutazione Funzionamento Globale) ed il numero e la gravità delle riacutizzazioni.Le strutture residenziali inaugurate a seguito della chiusura degli OO.PP. cominciano a non essere più “abitate” da pazienti ex OP, bensì da utenti provenienti dal territorio, come nella fattispecie di “Villa Agnetti”. Il problema attuale è che in esse non sempre muta il modus operandi con il pericolo di ri-proporre, in scala ridotta, quegli atteggiamenti di custodia ed asilari che caratterizzavano la vita all’interno dei manicomi, generando così nuove forme di istituzionalizzazione.
Il progetto iniziato nell’ottobre 2002, presso la UOSM Cava-Vietri, prevedeva invece il “mutamento” come elemento chiave dell’intervento. Si è cercato di modificare il lavoro puntando sulla qualità, sulla tipologia e sulla formazione degli operatori, avendo come obiettivo non l’assistenzialismo, ma la realizzazione di progetti individuali e di gruppo, miranti al miglioramento dell’autonomia e alla prevenzione dei ricoveri ospedalieri sia pubblici che privati.
Metodi
Utenti – Sono stati presi in considerazione nell’arco di 18 mesi 13 utenti, di cui 8 ospiti della S.R. “Villa Agnetti” e 5 utenti del C.D. della UOSM Cava – Vietri. Nove utenti sono di sesso maschile e quattro di sesso femminile. L’età media è di 35 anni (min. 20; max 44). Tutti affetti da patologia psicotica a decorso cronico (con diagnosi prevalente di schizofrenia).
Modalità d’intervento – Il lavoro è stato svolto principalmente in piccoli gruppi di 3 – 6 partecipanti ed hanno interessato lo Stato ed espressione di sé, la Re – integrazione sociale e la Sperimentazione lavorativa. Il primo asse d’intervento è stato condotto da un operatore sociale per gruppo (tec. riabilitazione e/o op. di comunità). Il secondo ed il terzo asse sono stati seguiti oltre che dall’operatore sociale anche dai maestri d’arte delle diverse attività forniti dalla cooperativa. I gruppi si presentano dotati di struttura stabile, con regole interne, eterocentrati e pronti ad esprimere la storia e l’esperienza collettiva in maniera flessibile. Sono due gli elementi cruciali all’interno del gruppo: il clima familiare e la dimensione gruppale. Il primo favorisce il senso di appartenenza, il bisogno di assumersi responsabilità (in base alle risorse individuali) e la nascita di un cammino; il secondo facilita il recupero delle capacità relazionali basate sulla tolleranza e condivisione di tempi e spazi.
Tematiche trattate e metodi utilizzati negli interventi socio riabilitativi.
Stato ed espressione di sé - Comprensione delle capacità del prendersi cura di se stessi ed esprimere tali abilità all’esterno. L’obiettivo è di andare al di là del proprio “corpo”, comprendere la gratificazione che ne deriva concentrando l’attenzione anche sulla sfera familiare, relazionale e sociale (condotta alimentare, pulizia personale, spazio di vita, soddisfazione per la propria immagine etc.).
Re – integrazione sociale - Promozione di capacità e competenze sociali tentando di non separare le conquiste nel mondo reale dai vissuti o dalle frustrazioni che i soggetti possono vivere (gestione strumenti sociali, relazioni col singolo, relazioni col gruppo, interessi sociali, soddisfazioni nei contatti con gli altri etc.).
Sperimentazione lavorativa - Promozione di laboratori come strumenti riabilitativi, al fine di produrre relazioni, saggiare abilità, valutare livelli di stress e ritmi personali e capacità di cooperare। Successiva trasformazione di tali laboratori in attività professionali con inserimenti in circuiti lavorativi protetti e non (quantità e qualità del tempo dedicato al lavoro, contatto con i colleghi e gli operatori, autonomia ed iniziativa etc।).
Il funzionamento globale di ogni soggetto è stato valutato longitudinalmente in tempi predefiniti con il VFG del manuale VADO. Il numero e la gravità delle riacutizzazioni sono stati osservati attraverso il conteggio dei ricoveri ospedalieri e dei giorni di degenza nel corso dei 18 mesi e confrontati con quelli occorsi nei due anni precedenti.
Risultati
Funzionamento globale – All’inizio del percorso i soggetti presentano al tempo zero (T0) una valutazione media globale al VFG inferiore rispetto allo scadere dei 18 mesi.
Con la realizzazione del progetto di riabilitazione psicosociale, è avvenuto un incremento non solo sui valori medi di funzionamento globale, ma anche sui dati “estremi” delle prime e delle seconde valutazioni. Così se nell’ottobre 2002 i valori minimi e massimi erano di 11 e 50, nell’aprile 2004 i valori sono saliti a 18 e 65 (Tabella 2).
Tabella 2 – Valutazioni VFG per soggetti.
Soggetti VFG Ott-02 VFG Apr-04
G। P। 11 18
M।D।G। 30 51
A।P। 25 35
G।B। 25 35
A।A। 31 55
A।M। 20 49
P।G। 35 50
R।M।M। 30 45
C।S। 19 35
L।R। 21 30
S।S। 35 49
M।P। 50 55
V।M। 40 65
Riacutizzazioni – Le ricadute del periodo ottobre ’02 – aprile ’04 sono state significativamente inferiori alla frequenza con cui si manifestavano nella storia personale dei soggetti presi in considerazione. Dall’indagine realizzata, consultando i dati dell’archivio del sistema informativo Psynfo del DSM dell’ASL SA1, risulta che il numero dei ricoveri effettuati, nel periodo preso in considerazione, è sensibilmente inferiore rispetto al biennio precedente l’attuazione del progetto riabilitativo. Nei primi sei mesi si sono registrati complessivamente tre ricoveri in SPDC, mentre nei dodici mesi successivi, dei diciotto considerati, non se ne sono verificati affatto.
Sui tredici utenti presenti nella struttura a vario titolo (8 S.R. e 5 C.D.), il numero di ricoveri relativi al periodo Settembre ’01 – Settembre ’02 è risultato pari a 22. Nell’arco di tempo ottobre ’02 – aprile ’04, il numero dei ricoveri si è ridotto a 3. Inoltre gli stessi dati inerenti i giorni di degenza dimostrano che si è passati da un massimo di 254 giorni, pre - attuazione progetto riabilitativo, ad un minimo di 37.
Conclusioni
Rispetto ai parametri valutati in questo studio, emerge che i soggetti considerati hanno tratto beneficio dalle pratiche riabilitative poste in essere. È possibile notare dei miglioramenti sia nei valori del Funzionamento Globale che nella drastica diminuzione del ricorso alla prassi del ricovero ospedaliero.
Ci sembra che tale tipologia di intervento si mostri efficace anche nell’agire quotidiano, infatti aspetti quali lo stato e l’espressione di sé, gli interessi sociali, le relazioni interpersonali e le attività lavorative sono indicativi di un’interpretazione molto più “estesa” del concetto di riabilitazione volta soprattutto a privilegiare lo sviluppo in senso qualitativo della vita.
I dati rilevati in tale lavoro sono da ritenersi preliminari in considerazione del ridotto numero dei soggetti osservati. Pur tuttavia sembra che i criteri di efficienza ed efficacia a cui questi dati rimandano siano in linea con i medesimi contemplati nel Progetto Obiettivo Tutela Salute Mentale 2002 – 2004 della Regione Campania.
Bibliografia
AA.VV., Qualità della vita in psichiatria. Valutazione della qualità della vita nella ricerca e nella pratica psichiatrica, ed. Janssen – Cilag, Trento 1998.
B.U.R.C., Progetto Obiettivo Tutela Salute Mentale 2002 – 2004, N°50 27 Ottobre 2003.
J.V. Vaccaro, G.H. Clark Jr., M. Bassi (a cura di), Manuale di psichiatria territoriale, ed. Raffaello Cortina, Milano, 1996.
C. Munizza, G. Donna, S. Nieddu (a cura di), Finanziamento e management del Dipartimento di salute mentale, ed. Il Mulino, Bologna, 1999.
P. Morosini, L. Magliano, L. Brambilla, VADO. Valutazione di Abilità, Definizione di Obiettivi. Manuale per la riabilitazione in psichiatria, ed. Erickson, Trento, 1998.
A. Scala, L’agire riabilitativo. Manuale della riabilitazione psicosociale, ed. Il Pensiero Scientifico, Roma, 1998.
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